Lo studio e lo scopo per crescere nella danza
Le uniche persone che credono che ballare sia molto facile, sono quelle che non si spingono mai oltre per il proprio miglioramento soggettivo; il migliorare come aspetto intrinseco delle abilità di un danzatore, nella loro filosofia artistica purtroppo non esiste.
Il ballo possiede innumerevoli sfaccettature di difficoltà, le attitudini dei danzatori variano a seconda di molti altri fattori tra i quali la predisposizione fisica, la memoria, l’elasticità muscolare, la struttura ossea, ma soprattutto, il controllo, la disciplina ed una propensione al miglioramento generale all’interno della propria materia didattica.
A molti di noi sarà già capitato di discutere riguardo gli attributi più importanti per lo sviluppo della grinta e della perseveranza.
Tra i più importanti possiamo menzionarne due: lo studio e lo scopo.
Lo studio: quando ad esempio vediamo un danzatore professionista mentre si esibisce, le reazioni del pubblico si suddividono principalmente in due, da una troviamo persone che ammirano, ma che sono oltremodo consapevoli oppure si precludono il fatto di affermare di poter eseguire le azioni del professionista, il classico “io non ci riuscirei mai e poi mai”.
Mentre dall’altra troviamo quella più piccola schiera di pubblico che tra se e se dice, “chissà come posso raggiungere questo livello di preparazione?”, magari partendo dal nulla.
Trovare questo genere di ispirazione per migliorare è una componente importante della crescita del ballerino poiché occorrerà come arma principale lungo tutto il percorso di crescita.
Non esiste un manuale che indichi al meglio, quanti anni occorrono per raggiungere determinati standard di bravura nella danza, questo perché in fin dei conti, la bravura è pressoché non misurabile.
Il grado di bravura deriva dalle nostre attitudini, dalla vocazione, dal talento, ma soprattutto dal tipo di studio ed allenamento che intraprendiamo lungo il nostro cammino evolutivo come danzatori.
Un altro importantissimo aspetto per incrementare la “resistenza mentale” (e non solo quella), è educare la propria mente a reagire e trarre soddisfazione dai trionfi, piuttosto che concentrarsi sul fallimento; l’errore è sempre recuperabile, ma in parecchi allievi smettono proprio quando si avvicinano lentamente (ma pur sempre in salita), verso la svolta.
I professionisti in alcuni casi studiano pure più di quelli alle prime armi, questo soprattutto per recuperare e colmare lacune che possiedono ed apparare così ogni parametro.
Lo scopo nella danza
Lo scopo: lo scopo al contrario della mera curiosità, ispira le persone a raggiungere il beneficio sia per sé stessi che per gli altri, ogni maestro di ballo dovrebbe infatti cercare di aiutare a formare connessioni vere tra i propri allievi, indistintamente dal grado di preparazione e bravura; solo in questo modo il gruppo cresce uniformemente.
La maggior parte degli allievi, soprattutto all’inizio della loro carriera, può avere notevoli difficoltà a riconoscere come la nostra passione per la danza possa anche aiutare gli altri, il che è comprensibile per un novizio, dato che “lo scopo” in questione, il più delle volte si forma nel tempo, quando nasce in parallelo l’esperienza.
Nel nostro percorso incontriamo nuova gente, diventando così nel tempo, parte di una comunità amichevole, formata da persone che si incoraggiano.
Altri traducono il proprio scopo nella distribuzione dell’arte e dell’intrattenimento attraverso lo spettacolo, ed insieme a queste, anche alla distribuzione di precisi messaggi.
Mentre altri diventano insegnanti per vocazione, in modo da trasmettere il più possibile la propria danza accademica oppure folklorica.